Domani: Non torniamo alle solite abitudini
Non torniamo alle solite abitudini, almeno nella fede, che non dovrebbe essere lei stessa un’abitudine!
Passata la tempesta, la pandemia come è stata definita, c’è voglia di sana normalità, ma che credo non debba coincidere almeno per quanto riguarda la vita di fede, con il mero ritorno alle solite abitudini.
Fingere che niente sia successo, ignorando il vuoto vissuto, la nostalgia di Dio, il desiderio di fare comunità, la necessità di sentirsi solidali. Tutto questo spazzato via da un bisogno di normalizzazione , ridurrebbe il vissuto di questi mesi a tempo perso.
Il mio invito oggi invece è di riconoscere quanto vissuto per scegliere che futuro vogliamo vivere. Lo possiamo e dobbiamo fare!
Cosa significa questo in concreto?
Innanzitutto fare tesoro dell’esperienza fatta anche in ambito religioso.
visto che c’è stato imposto un lungo periodo, necessario, di lontananza dalle celebrazioni e dai riti della chiesa:
Se abbiamo sperimentato questo solo come una liberazione, finalmente esenti da obblighi formali, liberi da adesioni di comodo.. allora è bene che continuiamo su questa strada. Se in noi è maturata l’idea che possiamo vivere senza i comandamenti divini e i precetti della chiesa, non torniamo sui nostri passi… perché poi?
Se, invece, ci siamo accorti come molti hanno testimoniato che Dio è essenziale per noi e che ne sentiamo il bisogno come l’aria, tanto che questa assenza e lontananza ci sono pesate molto, ebbene possiamo riprendere con rinnovato entusiasmo a celebrare, cantare e pregare assieme. Se abbiamo sperimentato che credere per noi non è una cosa statica, ma un camminare e faticare assieme agli altri, e Dio non è un toccasana, ma un compagno di viaggio allora possiamo tornare a riunirci in assemblea e fare comunità, chiesa!
Se le tante quotidiane occasioni di riflessione religiosa ricevute dalla tv o dai social ci hanno dato la forza di andare avanti…e siamo convinti che la Parola di Dio possa guidarci nella vita… da adesso in poi leggiamone un brano al giorno e mettiamola al centro come merita!
Una nuova normalità realizzata con ciò che veramente conta e vale per noi!.
Potrebbe essere che al contrario siamo stati bene lo stesso, o che adesso scampato il pericolo, possiamo mettere da parte tutte queste ritualità, Cerchiamo di tirarne le conseguenze con coerenza… per noi e per quanto concerne il chiedere: per i nostri figli i sacramenti della comunione e della cresima, per i nostri cari il funerale con il rito cristiano, e per noi il partecipare e il celebrare la messa domenicale… Nessuna volontà da parte mia di giudicare nessuno solamente l’invito di autovalutarsi.
Nessuno mai e tanto meno nel duemilaeventi ci obbliga a credere a nulla, e fare cose religiose… per cui cerchiamo di essere coerenti e facciamo le nostre scelte. Smettendo di raccontarci che siamo cristiani cattolici se ciò in cui crediamo non ha più nulla a che vedere con la fede in Gesù Cristo e un legame con la Chiesa. Ma questo , sia chiaro vale anche per tutte le altre forme di fede vera. Quando tutto l’aspetto religioso è diventato una formalità, un soddisfare i nostri bisogni, una religiosità esteriore da piegare alle proprie convinzioni e comodità, questa non è credere in nessun Dio, ma semplicemente a noi stessi, che può starci ma è altro!
Se invece scegliamo di stare con il Signore nonostante i nostri limiti e la fatica di seguirlo è perché crediamo che la sua proposta sia un vero e forte cammino di fede. Per questo aderiamo alla chiesa e alle sue proposte e a quello che vescovi e preti ci propongono perché attraverso di il loro aiuto possiamo coltivare quanto di più importante c’è per noi, la fede in Gesù Cristo…
Ecco questa nuova consapevolezza che ci farà gustare maggiormente il vivere la fede e l’essere cristiani anche dopo la pandemia. Vivremo nuove abitudini con un “nuovo” ma antico credo! Una fede vera, che alimenta ogni giorno la nostra esistenza!
Iniziamo insieme questo rinnovato cammino …